Le due semifinali: UK contro Louisville , Kansas
sfida Ohio State
Il college basketball nasce per sorprendere, come espressione massima di
un connubio sentimentale tra talento, pallacanestro ed un legame unico
con la maglia che accompagnerà indelebilmente ogni giocatore durante
tutta la sua carriera, cestistica e non.
La grande novità delle
Elite Eight, conclusesi questa notte, è che Kentucky sarà l'unica testa
di serie numero uno a competere per il titolo finale. Neanche una delle
candidate Cinderelle (nome che indica le squadre - sorpresa), tra cui
quella Lehigh che ha il merito di aver eliminato Duke e la colpa di aver
gettato via una partita a tratti già vinta contro Xavier, ma poco
importa: le Final Four di New Orleans espongono un cartellone talmente
intrigante da sembrare opera di un grande sceneggiatore.
Per gli
oltre 80mila tifosi che accoreranno da ogni angolo della nazione per
assistere all'evento con la lettera maiuscola, si prospetta un fine
settimana all'insegna dei quattro quarti di nobiltà cestistica, un
agglomerato di nomi illustri e storie legate al passato come non se ne
vedevano da anni.
Le prime due squadre che esordiranno nel
Mercedes Benz Dome, piazzato in mezzo alla città che fu patria mondiale
del jazz (oggi Bourbon Street è soltanto una colorata serie di negozi,
nulla di meno e nulla di più), saranno Kentucky e Louisville. Entrambe
sono reduci da due vittorie relativamente comode, più per i ragazzi di
coach Calipari che per i Cardinals.
Sfoggiando un gioco di squadra che sradica sul nascere
Sfoggiando un gioco di squadra che sradica sul nascere
ogni sorta di solismo individuale, UK ha dimostrato contro Baylor -
complice un Perry Jones invisibile - di saper trovare punti facili e
contropiede muovendo la palla e stabilizzando gli istinti difensivi. Il
risultato di 82 a 70 è tutto fuorché veritiero, inganna senza tener
conto della vera storia della partita, riconfermando quanto detto
all'inizio del torneo: la squadra da battere, ad oggi, è Kentucky. Molta
pressione anche sulle spalle dell'allenatore dell'ateneo, John
Calipari, che alle spalle ha due finali Ncaa perse allo scadere e
nessuna retina tagliata.
I Louisville Cardinals sono già
concentrati sulla sfida che li attenderà sabato, e sarà molto
interessante vedere Rick Pitino confrontarsi con il suo passato da capo
allenatore proprio alla Kentucky University. Le sue doti - da leader
sulla panchina - sono tutte lì, soltanto da ammirare.
La sua tenacia mentale è riuscita nelle ultime partite, spesso vinte in rimonta, a condizionare il gioco dei suoi giocatori, spesso condizionati dai falli del vero regista nonché anima intellettualmente gemella di pitino, il play di origini portoricane Peyton Siva.
Inevitabile per i Cardinals fare tesoro della partita contro Florida, comandata soltanto in apparenza dai Gators fino a due minuti dal termine, ma vinta 72 a 68 grazie alla capacità di leggere al meglio le situazioni chiave individuando la scelta migliore. Una qualità di squadra tutt'altro che comune, che ha permesso a Louisville di staccare il biglietto per le Final Four e che ne fa seria candidata ad impensierire quella gioiosa macchina da guerra che risponde al nome di Kentucky.
Terminata anzitempo la corsa di North Carolina, college rappresentante in terra l'Olimpo del basket universitario, che cede contro Kansas per 80 a 67. A pesare la pessima prova del super talento Harrison Barnes, che prima della palla a due si è sentito ricordare da molti giornalisti la sua scarsa attitudine a segnare nei canestri del Dome di Sant Louis. Ma la vera assenza in casa Tar Heel ha il volto di Kendall Marshall, polso fratturato in un impatto contro il parquet durante le Sweet Sixteen, e l'amarezza per aver visto la sua Unc perdere debolmente contro i Jayhawks, tenuti in linea di galleggiamento da un incontenibile Tyshawn Taylor, che insieme a un Thomas Robinson da 18 punti e 9 rimbalzi costruisce il parziale decisivo, valido per l'accesso alle Final Four. E nonostante un piccolo guizzo finale di North Carolina prima dei falli sistematici che hanno accompagnato la gara verso la sua fine naturale, è stato l'inno scandito dai tifosi di Kansas "Rock Chalk, Jayhawks" a sancire la parole fine.
La sua tenacia mentale è riuscita nelle ultime partite, spesso vinte in rimonta, a condizionare il gioco dei suoi giocatori, spesso condizionati dai falli del vero regista nonché anima intellettualmente gemella di pitino, il play di origini portoricane Peyton Siva.
Inevitabile per i Cardinals fare tesoro della partita contro Florida, comandata soltanto in apparenza dai Gators fino a due minuti dal termine, ma vinta 72 a 68 grazie alla capacità di leggere al meglio le situazioni chiave individuando la scelta migliore. Una qualità di squadra tutt'altro che comune, che ha permesso a Louisville di staccare il biglietto per le Final Four e che ne fa seria candidata ad impensierire quella gioiosa macchina da guerra che risponde al nome di Kentucky.
Terminata anzitempo la corsa di North Carolina, college rappresentante in terra l'Olimpo del basket universitario, che cede contro Kansas per 80 a 67. A pesare la pessima prova del super talento Harrison Barnes, che prima della palla a due si è sentito ricordare da molti giornalisti la sua scarsa attitudine a segnare nei canestri del Dome di Sant Louis. Ma la vera assenza in casa Tar Heel ha il volto di Kendall Marshall, polso fratturato in un impatto contro il parquet durante le Sweet Sixteen, e l'amarezza per aver visto la sua Unc perdere debolmente contro i Jayhawks, tenuti in linea di galleggiamento da un incontenibile Tyshawn Taylor, che insieme a un Thomas Robinson da 18 punti e 9 rimbalzi costruisce il parziale decisivo, valido per l'accesso alle Final Four. E nonostante un piccolo guizzo finale di North Carolina prima dei falli sistematici che hanno accompagnato la gara verso la sua fine naturale, è stato l'inno scandito dai tifosi di Kansas "Rock Chalk, Jayhawks" a sancire la parole fine.
Il vincitore della East Region, aggiudicatosi la finale disputata a Boston, è Ohio State.
Inizialmente condizionati dai due falli in neanche 5 minuti del leader carismatico Jared Sullinger, la squadra è riuscita a trovare risorse del tutto inaspettate, apparecchiando la tavola per il gran finale. Con l'ingresso di Sullinger sul campo di gioco, accompagnato da un boato dei tifosi, la partita si conforma subito alle caratteristiche del numero zero in maglia rossa: strapotenza fisico, tiro dalla media distanza e raddoppi che la futura scelta al prossimo draft Nba capitalizza con assist ai compagni smarcati. Il risultato finale (77 a 70) non rende giustizia a Ohio St., capace di imporre ritmi e melodie agli Orange, testa di serie numero 1 della East Division e che termina prematuramente una stagione comunque vincente e che riporta l'ateneo tra i migliori college di tutta l'America.
Inizialmente condizionati dai due falli in neanche 5 minuti del leader carismatico Jared Sullinger, la squadra è riuscita a trovare risorse del tutto inaspettate, apparecchiando la tavola per il gran finale. Con l'ingresso di Sullinger sul campo di gioco, accompagnato da un boato dei tifosi, la partita si conforma subito alle caratteristiche del numero zero in maglia rossa: strapotenza fisico, tiro dalla media distanza e raddoppi che la futura scelta al prossimo draft Nba capitalizza con assist ai compagni smarcati. Il risultato finale (77 a 70) non rende giustizia a Ohio St., capace di imporre ritmi e melodie agli Orange, testa di serie numero 1 della East Division e che termina prematuramente una stagione comunque vincente e che riporta l'ateneo tra i migliori college di tutta l'America.
Da Repubblica.it - Articolo di Simone Trebbi
Commenti