Nba nel caos, scatta la serrata del basket a stelle e strisce

E due. Ferma la Nfl dall'1 marzo, con l'eccezione di una manciata di giorni a fine aprile, adesso pure la Nba è arrivata al lockout, la serrata decisa dai proprietari. In termini pratici, significa che i giocatori con contratto in scadenza il 30 giugno sono liberi ma possono firmare solo con club stranieri e non hanno il permesso di discutere con le squadre Nba, mentre quelli ancora vincolati finiscono in una terra di nessuno: non solo non ricevono lo stipendio e i contributi, ma non possono avere con le squadre alcun contatto, nemmeno tramite agenti, parenti, email o social network, un buio totale che nella Nfl è diventato grottesco nel caso di Stefen Wisniewski, che è stato scelto dagli Oakland Raiders nel draft del 2011 ma non può rivolgere la parola allo zio Steve perché questi è nello staff della squadra. Non stupisce dunque che 200 giocatori Nba pare abbiano stipulato una polizza anti-lockout: alcune storie pietose del recente passato, come quella di Antoine Walker che ha gettato via decine di milioni, hanno indotto alla prudenza, a mettere da parte fondi per evitare di ritrovarsi nei guai nel caso di serrata prolungata.
Il motivo della contesa è del resto sempre quello che ha causato la serrata della Nfl, dettagli a parte: soldi, appunto. Secondo la Nba, ai giocatori ne andrebbero troppi (2,17 miliardi di dollari annui) e alle squadre pochi in relazione alle spese, prevalentemente quelle relative proprio agli stipendi. Che dovevano costituire il 57% di tutti gli introiti base, secondo il precedente contratto collettivo, ma sono lievitate a livello di ferita grave. Secondo la lega, 22 dei 30 club della Nba sono in rosso, per un totale di 300 milioni di perdite complessive e con una conseguenza grottesca: se la situazione perdurasse, se cioè saltasse la stagione 2011-12, quei club se la caverebbero a buon mercato, senza l'obbligo di organizzare partite (41 casalinghe) dalle quali escono normalmente con i conti in dissesto. Non è bastata neppure una delle migliori stagioni degli ultimi anni per dare una svolta alle squadre, specialmente quelle più piccole, che faticano a stare al passo sul piano degli introiti a livello locale, quelli cioè che nel conteggio generale non entrano.
La Nba ha inutilmente proposto una divisione delle entrate al 50% con i giocatori (che invece scenderebbero al massimo al 54,3%), e la creazione di un tetto "rigido" agli stipendi, come nella Nfl: quello attuale ha in effetti una quantità tale di eccezioni da essere quasi risibile e avere creato mostruosità contrattuali e gestionali. Una buona notizia è che c'è tempo: delle leghe estive di perfezionamento si può fare a meno, e i ritiri delle squadre sono previsti solo a fine settembre. Quasi tre mesi pieni per salvare la stagione 2011-12 e non ripetere quanto avvenuto nel 1998-99, quando si arrivò all'accordo solo a gennaio 1999 e il torneo fu ridotto a 50 partite invece di 82. La Nfl ha più premura: la prima amichevole precampionato sarebbe già tra un mese. 

Articolo di Roberto Gotta

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