Senza un Palasport come si deve scordiamoci di rivedere i Knicks

Pieno di luci e ombre il bilancio dello sbarco della Nba a Milano per l'amichevole Armani-New York
Com'è il bilancio finale dello sbarco della Nba a Milano per l'amichevole dell'altro giorno tra l'Armani Jeans e i New York Knicks dei grandi «ex», Mike D'Antoni e Danilo Gallinari? Molto positivo sul piano della risposta della città: gli eventi collaterali, ai quali i dirigenti della lega «pro» americana di basket tengono in modo particolare, sono stati un successone. Gallinari ha inaugurato un campo di pallacanestro fresco di recupero nel quartiere di Quarto Oggiaro, quindi sabato si è consegnato al bagno di folla in piazza Duomo e, insieme ai compagni, non ha mancato di onorare con il sorriso sulle labbra gli altri impegni previsti dal programma. Sotto questo aspetto, la Nba lascia l'Italia con la bocca dolce, dopo che la precedente esperienza a Roma, per Boston Celtics-Toronto Raptors, si era conclusa in modo poco edificante, con scambio di accuse e, soprattutto, con un non trascurabile contenzioso economico.
Il bilancio, invece, è pessimo sotto il profilo della «casa» che è stato possibile offrire. Qualora ci fossero ancora dei dubbi, il Forum di Assago - struttura privata - si è dimostrato un impianto ormai datato e con dettagli imbarazzanti, dai servizi igienici scarsi, a quei piazzali pieni di buche, toppe, erbacce e pattume. La figuraccia è stata evidente, solo chi non sa ammettere la realtà può negarlo. Ad ogni modo, visto che il giudizio che conta spetta a chi era ospitato, la Nba appunto, ecco che il commissioner David Stern non s'è fatto scappare l'occasione per sottolineare che gli impianti europei destinati ad essere frequentati nel futuro dalla lega che lui governa devono avere ben altre caratteristiche.
Soprattutto, il Forum è troppo piccolo per certe manifestazioni: diecimila biglietti da vendere non permettono di avere i conti, se non in utile, almeno in pareggio. La società Infront s'era accollata l'onere di fungere da partner locale avendo avuto in cambio altri contratti, anche in Cina, per compensare il bagno di sangue dell'arrivo dei Knicks a Milano: ma non sarà sempre così e nemmeno è ipotizzabile che spunti il gonzo di turno che ci sta a rimettere di suo solo per la gloria. Totale: o a Milano sorgerà un palasport simile a quelli inglesi, tedeschi, francesi e spagnoli, oppure la Nba (e non solo la Nba) non tornerà mai più. Con buona pace di quell'amministratore pubblico che, sull'onda dell'entusiasmo e dimenticando il malessere cronico che ammorba l'intera impiantistica cittadina e lombarda, domenica assicurava non una, ma tre partite nel 2011. Sogni maldestri e velleitari, destinati a un amaro risveglio.
Articolo di Flavio Vanetti 

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